Vita da precari




















 

 

Finalmente, dopo mesi: Un colloquio. La Tizia continuava a guardare fisso. Non so cosa caspita guardasse così attentamente. Magari c'era, dietro di me, alle mie spalle, qualcosa di più interessante. Alla fine mi sono voltata anch'io.

Non ce la facevo proprio a resistere alla curiosità di capire cosa ci fosse di così interessante dietro di me. Niente. Non c'era niente. Solo il muro. Bianco come prima. Allo stesso posto di prima. Era lì, non si era mosso di un millimetro. Però succede che questa si è messa a ridere. Sempre guardando qualcosa alle mie spalle. Ride. E fa: "No, no! Ah, ah!" Ecco un'altra matta a cui hanno affidato un nido. Comunque ho fatto la sostituzione. Due ore e mezza in cui mi vengono affidati quindici bambini, di età diverse che non ricordo neppure come si chiamino e che io non so neppure dove caspita stanno le cose e la dada che è una sostituta pure lei e non sa dove... ma dove cavolo sono i libri?
Un bambino si leva i calzetti in segno di ribellione, mentre cerco di fermarne un altro che tenta il suicidio gettandosi direttamente dal cuscino al parquet in radica. Il parquet in radica perchè non si ammazzi sì, un'altra caspita di collega per riuscire a strutturare un minimo di attività didattica... col cavolo!
E alla fine mi rimproverano, pure: "C'era il telefono che squillava, perchè non hai risposto?" Ma Santo Cielo! Non so neppure dove sia il telefono!
Ecco: una sostituzione di due ore e mezza sotto Natale, quindici bambini incavolati neri, sette genitori ancor più incavolati, venti euro di guadagno ancora non pervenuti e un gioiellino d'influenza intestinale il giorno dopo.
Ma che cavolo di mestiere!