Al Vestri non esiste alcuna perizia

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L'incontro tra genitori e sindaco al Vestri non è stato morbido come forse ci si aspettava. Una volta ringraziato sindaco e staff per aver mantenuto fede alla
promessa di tenere aperta la sede, sia genitori che educatori hanno fatto presenti i diversi problemi che li coinvolgono direttamente.
Il primo punto messo in evidenza è stata la mancanza di trasparenza nella comunicazione fra Comune e Quartiere e Nido rispetto alle motivazioni di chiusura ad aprile di quest'anno.
La richiesta di accesso agli atti, e qualche pressione presso il Settore Lavori Pubblici del Comune, non ha però fugato i dubbi non esistono atti o perizie riguardanti la struttura del Nido.

Stando così le cose, alla domanda  "come mai il Vestri fosse risultato un nido da chiudere subito, non essendoci perizie ad attestare, ad esempio, la pericolosità della struttura", il Sindaco ha candidamente ammesso che la chiusura del nido rappresentava semplicemente un taglio di bilancio. Rimangono tuttavia aperte alcune domande, come:
Perché allora non si è data questa versione ai genitori? Perché il Vestri in precedenti riunioni, tra genitori e staff tecnico di quartiere, era stato dichiarato pericoloso per l'incolumità dei bambini, per oggetti che sarebbero stati lanciati dai condomini dai piani superiori. Perché è stato anche detto che il nido aveva bisogno di ristrutturazioni urgenti, che i condomini si lamentavano della presenza dei piccoli, che si trattava di un'affittanza troppo costosa, quando invece l'immobile è di proprietà?
E infine, "Chi ha deciso in tal senso e sopratutto perché?" Sarebbe opportuno far luce anche sulle responsabilità di chi si è fatto portavoce di queste menzogne.
E' stato fatto inoltre presente che ad un aumento di retta corrisponderà un peggioramento del servizio causa l'aumento del di rapporto numerico tra educatore e bimbi. (da 1:6 a 1:7). 
L'assessore Pillati ha precisato che il rapporto numerico adottato a Bologna è ormai diffuso in tutta la regione con eccellenti risultati, portando come esempio Reggio Emilia. 
A questo punto hanno controbattuto le dade che di recente hanno incontrato e sostenuto le colleghe di Reggio durante una  protesta in regione per le cattive condizioni lavorative. Sempre le educatrici hanno sottolineato come in regione sia stato adottato sì, il rapporto numerico di 1-7, ma con una diversa distribuzione di orario. Ne consegue che i modelli non sono paragonabili.
Insomma la riunione è stata accesa e ha visto ancora una volta i genitori in difesa di un servizio soddisfacente oggi ma con un grande punto interrogativo domani in termini di qualità del servizio offerto, laddove le condizioni di lavoro di insegnanti e collaboratori verranno fortemente peggiorate dal nuovo modello organizzativo che si vuole adottare.
I tempi non sono ancora maturi per un cambiamento, questo le educatrici l'hanno detto chiaramente, ed un cambiamento non può passare da tavoli di lavoro che escludano figure essenziali come i pedagogisti e le educatrici stesse.

Maura Lauretani