Intervista a Sandra Soster




Raccontare i nidi e le scuole dell'infanzia significa toccare molti temi, temi che ci riguardano da vicino anche se a prima vista potrebbero sembrare lontani.
Uno di questi temi è sicuramente il lavoro. Abbiamo incontrato un'esperta in materia: Sandra Soster segretaria bolognese di flc cgil.
Iniziamo con una domanda fuori dal tema lavoro, il consiglio comunale ha firmato un verbale d'intesa con le organizzazioni sindacali e le associazioni di categoria. Che significato ha questo verbale?    
Il verbale è una rivendicazione nei confronti del governo rispetto alle manovre e ai tagli che sono stati perpetrati agli enti locali. C'è una determinazione da parte dell'Anci, dei sindacati a presidiare alcuni punti fondamentali. Tra questi punti è stato ribadito la centralità che l'amministrazione comunale pone ai servizi educativi. Il lavoro presso i servizi e le scuole dell'infanzia è fatto da molto personale precario. Uno dei temi nevralgici è l'impossibilità alla sostituzione per incarichi annuali o supplenze brevi, impossibilità determinata dai vincoli normativi a cui l'Amministrazione soggiace. Con il decreto mille proroghe si è riusciti a rinviare il problema a settembre, ma  cosa succederà poi? Il limite alle assunzioni tecnicamente impedisce le sostituzioni e così salta il rapporto, salta la continuità didattica...il tutto il una regione come la nostra, in cui il trend di natalità è in crescita. Dove collocare i nuovi alunni se non si dispongono di personale? Come sostituire gli insegnanti assenti?
Questa normativa che blocca le assunzioni e la spesa ha uno scopo?
Certo. Il fine è smantellare i servizi pubblici. E' un disegno politico preciso iniziato con il governo precedente e portato avanti dal governo Monti. Il mondo dei servizi si sta disboscando. L'unica alternativa a cui siamo di fronte oggi è la privatizzazione. In tre anni sono 40mila le persone che hanno perso il il lavoro nella scuola. Il comune ha dato in gestione esterna quasi tutti i servizi alla persona, tra i pochi rimasti in seno all'amministrazione ci sono quelli educativi.
Cosa pensa di una fondazione per gestire il servizio ipotesi lanciata da Modena e ora sposata a Bologna ?
Non mi oppongo per principio, si deve valutare. Non significa necessariamente un peggioramento della qualità. Si deve valutare con che tipo di contratti si assume il personale, che fonti di accesso si apre ai privati e che tipo di investimento si valuta per la formazione. La fondazione è uno strumento. Bisogna valutare come lo si utilizza. Un'idea ormai diffusa anche tra la sinistra è che il privato sia meglio e meglio amministrato economicamente, questa è un'idea da smantellare. Se ci sono sprechi nel pubblico vanno valutati e fatti rientrare.
L'Amministrazione comunale ha chiesto allo Stato di prendere in carico delle scuole dell'infanzia oggi gestite direttamente. Come vede questa scelta?
Bologna ha un'alta percentuale di scuole a gestione comunale circa il 60%.
Ci sono poi delle differenze importanti da quartiere a quartiere. Ad esempio Borgo non ha scuole statali. La tendenza a statalizzare avrebbe un'importante ripercussione di risparmio per il comune. Ci sono città che hanno accelerato il passaggio in poco tempo ad esempio Genova, Firenze e Ferrara. Avere due gestioni per lo stesso servizio rende difficile molte cose. A Bologna la situazione è comunque migliore rispetto ad altre realtà, avendo il personale educativo comunale un contratto praticamente uguale a quello statale. Ciò nonostante rimangono alcuni temi di fondo importanti. Il dipendente comunale fa a capo ad un dirigente amministrativo, un dipendente statale fa riferimento al ministero della scuola. Le due figure assunte dalla stato o dal comune sono gestiti e amministrati in modi differenti.
In un recente disegno di legge proposto dal ministro Fornero alla voce sostegno alle donne per reintegrarle al lavoro, si indica un voucher per una baby sitter. Come commenta? 
Penso che sia il linea con le manovre di questo governo. Il voucher è uno strumento tampone per affrontare una situazione di emergenza che non guarda al futuro per uno sviluppo dei sistemi sociali. Non penso che si debba rispondere alla cura e all'educazione dei bambini solo con il nido, penso che si debbano valutare altre ipotesi, non credo in un modello unico. Detto questo ragionare sempre sull'emergenza significa aprirsi ad un liberismo privo di tutele per dare una risposta d'assicurazione  e non di vera crescita.
L'assessore alla scuola Pillati ha chiesto all'università di Bologna di scrivere una carta dei valori sulla qualità dei servizi. Cosa ne pensa?
Penso che sia fondamentale. E' importante stabilire dei punti di partenza. Questo significa ridefinire i servizi mettendo al centro il bambino e la bambina e sottolineare che il luogo dove si educano i bambini è il luogo dove si educano le famiglia, i genitori. E' un percorso differente da quelli fino a qui valutati che vedono spesa e badget unico modo per ripensare il servizio.