Marco Revelli racconta: povertà e welfare

Marco Revelli











Il welfare è in crisi. Un welfare in crisi pone serie difficoltà a tutti ma sopratutto ai più bisognosi, quelli che chiamiamo con un po' di difficoltà i poveri.
L'economia rallenta mentre i servizi diminuisco, una situazione davvero difficile. Abbiamo incontrato qualcuno che questi dati li mastica per mestiere Marco Revelli che con sguardo profondo racconta uno scenario non certo confortante.

Cosa si intende per povertà assolute e per povertà relative?
Le povertà assolute riguardano quelle situazioni i cui i livelli di reddito non consentono di mangiare tutti i giorni, di vestire adeguatamente o di riscaldare la casa sufficientemente. Per povertà relative si intendono quelle famiglie composte da almeno due membri che vivono con meno di 1000 euro al mese. Il nostro secolo registra una differenza sostanziale rispetto al passato: le povertà coinvolgono anche i lavoratori. Il 15% delle famiglie operaie, secondo gli ultimi dati istat, (monitoraggio 2012 ) vive in povertà relativa, mentre il 7% in povertà assoluta. Ma è davvero molto complesso fare un quadro attendibile anche perché  ci sono molte realtà occulte.
Le povertà si distribuiscono nel paese con la stessa densità?
No. Variano molto da nord a sud. Al sud sono consistentemente più alte. Ma non si tratta solo di geografia, ci sono differenze anche a seconda se si vive in città o fuori. Un'altra misurazione per le povertà che si svolge in termini diversi e ci danno altre misurazioni è la deprivazione materiale. Questa misure si fanno a campione, si indaga se nell'ultimo anno si è potuta fare una settimane di vacanze, se si è potuto riscaldare la casa a sufficienza e se è possibile affrontare una spesa straordinaria di 700 in un anno. Secondo l'Eurostat siamo, come spesso accade, in fondo alla classifica della comunità Europea. In questa scala per povertà relativa, siamo tra gli ultimi 5 posti. Per povertà minorile  il 25% dei residenti è in condizione di rischio e ci guadagniamo così in penultimo posto tra paesi, che spesso consideriamo arretrati culturalmente ed economicamente.
Le possibili azioni per far rientrare questa situazione ?
Principalmente due e in Italia le manchiamo entrambe. Il problema andrebbe affrontato tramite interventi diretti quindi con trasferimento di risorse per un reddito minimo che incentivi la collocazione nel mondo del lavoro. Una formula praticata in molte realtà. L'altro intervento è di carattere indiretto ma altrettanto importante: offrire dei servizi, quindi avere un welfare forte e reale. Oggi abbiamo un'insufficienza di servizi e un cattivo collegamento tra domanda e offerta di lavoro. Potremmo avvalerci di migliori strumenti per le misurazione del redditto, questo consentirebbe di avere un miglior quadro oggettivo della realtà. Come già detto sono troppo le realtà nascoste, pensiamo ad esempio il lavoro sommerso e non misurabile. Per le famiglie poi ci sarebbe molto da fare, oggi non esiste praticamente supporto, sopratutto per quelle numerose. L'Italia fa pochissimo in tal senso, ma le carenze sono evidenti in tutti i settori del welfare dalla cura, all'infanzia, agli anziani...
Questo scenario è tipico della crisi che stiamo vivendo?
Non direi proprio. I tagli ai servizi si stanno distribuendo da molto tempo e da tutti i governi che si sono succeduti non hanno investito ma tagliato. A destra come a sinistra. Siamo di fronte ad un brutto circolo vizioso: chi è povero è spesso meno scolarizzato e fa più fatica ad informarsi e di conseguenza  si ammala di più perché si trascura. Questo ciclo povertà-bassa scolarizzazione-salute precaria va a gravare sulle casse dello Stato, il quale taglia nei servizi che con un adeguato investimento, creerebbe maggiore stabilità e di conseguenza minori spese. Come spesso si dice: costa meno prevenire che curare. Meno scolarizzazione significa più povertà e più spesa sanitaria.
E quindi dove cominciare ad intervenire?
In sinergia si deve affrontare questo complesso problema investendo in servizi d'infanzia, scuola, salute, informazione e offerta del lavoro. 
Crede che l'attuale governo possa far ripartire il welfare?
No. Lo trovo davvero impossibile. Come può un governo che tiene insieme forze opposte, fare ciò che non si è avuto la capacità politica di cambiare negli anni? Non usciremo facilmente da questa situazione e il calo che stiamo vivendo verso le povertà, più di 2 punti in percentuale, non si risolverà dall'oggi al domani. Ci vogliono enormi energie per mutare tendenza.