Nadia Bonora: la scuola per tutti è pubblica














Ha un'aria gentile si presenta vestita in rosa e parla lentamente con un filo di voce. Nadia Bonora è docente supervisore presso l'Università di Bologna. E'
candidata con SEL e ragiona con noi di nidi e scuole dell'infanzia. Al nostro incontro la prima cosa che racconta è che lei non è un politico. Una frase che mi sento ripetere ogni volta che ne intervisto uno, come fosse una malattia! Ma questa volta c'è della verità, lo si intuisce dalle risposte troppo dirette certo non tipiche di chi fa politica.
Partiamo da una domanda d'attualità: cosa pensa dei finanziamenti alla scuola paritaria privata?
Intanto penso che il comitato promotore abbia fatto un ottimo lavoro. Davvero. Le scuole convenzionate a Bologna sono confessionali e non laiche e questo fa una profonda differenza. Questa semplice verità mi pare troppo spesso trascurata. Il principio secondo cui il sistema educativo si basa sul credo cristiano è dichiarato a chiare lettere nel sito della FISM, e le scuole convenzionate per 80% sono cattoliche. Intendiamoci nulla di male, ma non si può dire che sono uguali a quelle pubbliche. Faccio un piccolo esempio concreto. Una mia studentessa va a fare un tirocinio presso una di queste scuole. Organizza un percorso sull'evoluzione della specie per i bambini. Appena presenta il progetto viene richiamata dal direttore per rivederne alcuni temi non allineati con l'impostazione cattolica (contenuti, ritenuti inadatti ai piccoli alunni.) I contenuti però seguivano le indicazioni ministeriali della scuola pubblica e quelli della ricerca scientifica. E' un piccolo esempio ma ci dimostra come le scuole paritarie private e pubbliche non siano equivalenti/interscambiabili sui temi etici e sulla laicità, pur essendoci una legge che ne stabilisce la parificazione.  
E quindi si deve votare A?
Certo. A per la scuola pubblica laica e per tutti.
Cosa ha fatto in concreto SEL per la scuola pubblica?
Non molto ad essere onesta. Per questioni oggettive siamo nati da pochissimo. Però ha indicato nel programma la scuola pubblica come bene da supportare. Ha individuato anche dove si potrebbero reperire le risorse d'investimento. Risorse indispensabili per avere una scuola di qualità. Oggi si spendono cifre folli per la difesa e l'armamento, non so più quanti nidi si potrebbe realizzare risparmiando nell'acquisto di aerei caccia. Il paese è in gravi difficoltà ma non si può continuare a risparmiare sulla scuola e l'istruzione. Ci vuole la volontà politica di cambiare rotta. Continuando a ragionare sull'emergenza si partoriscono solo progetti  a breve termine che non aiutano ad immaginare qualcosa di migliore.
Visto che la politica non pare intenzionata a rispondere,  e l'amministrazione è concentrata sui risparmi, chi può traghettare?
Non ci sono solo cattive notizie. Il titolo V della costituzione riconosce più autonomia alla cittadinanza e alla partecipazione. Grandi poteri vengono demandati alla regione che mi pare la grande assente in questa discussione. I cittadini e i lavoratori continuano ad avere come unico interlocutore il comune  seppure la regione abbia effettivamente un ruolo importante. I genitori dal canto loro hanno mollato, non riescono più ad occuparsi di questi temi che sono invece tanto importanti. Sono, siamo, troppo presi a sbarcare il lunario...Tra gli anni '60 e '70 c'era un fermento su questi temi incredibile. La scuola dell'infanzia quella pensata da Franco Frabboni, Loris Malaguzzi, Don Milani, Bruno Ciari... è nata dalla discussione concreta dentro e fuori dalle scuole discussioni, anche accese, ma si ragionava insieme collettivamente. Oggi ognuno pensa nel proprio piccolo ambito: così le maestre, i genitori, gli amministratori, i politici... negli ultimi anni si sono perpetrati tagli economici e di personale nella scuola spaventosi, dobbiamo ripensare in grande e salvare la scuola pubblica riparando anche alle sue mancanze.
Ad esempio?
L'inamovibilità del personale. Non è possibile che un insegnante che non lavora bene non sia allontanabile. Non è giusto nei confronti dei colleghi, non lo è nei confronti degli alunni. Il corpo insegnante è stato la tipica espressione del ceto  medio-basso borghese e femminile. La scuole si è retta per anni su questo personale e non a caso. Queste stesse donne insegnanti, che facevano un lavoro part-time, potevano supportare tante altri lavori non riconosciuti come la cura dei figli, degli anziani, della casa e via discorrendo. Il welfare si è sempre basato sulle donne e il nostro paese si è retto su questo sistema rimandando gli investimenti in sanità, cura, prevenzione...Oggi ha tagliato enormemente e non solo gli sprechi, che certo esistono, ma sull'intero sistema. Così ha creato un danno difficilmente reversibile, e ancora una volta chi ci rimette di più siamo noi donne.
Passiamo ora ad un tema più raccolto: ASP o non ASP per nidi e scuole? Intanto non so se ASP possa essere un migliore sistema di gestione. Non è la mia materia e non voglio entrare nel merito. Una cosa mi vien da obbiettare fin da subito, o meglio domandare: il controllo pubblico funzionerà? Ad oggi questo sistema di controllo non è efficacie per il semplice motivo che è autoreferenziale. A chi spetta il controllo? Allo stesso ente che fornisce il servizio? E' semplicemente inefficace. Quanto costeranno tutti i nuovi incarichi per amministrazione, segreteria...? Sono domande che dobbiamo tenere ben presente. Nello scenario attuale non possiamo davvero permetterci di fare spese supplementari. Il pensiero poi che sia una manovra per esternalizzare nidi e scuole in un prossimo futuro, rimane concreto.