Reggio Calabria: chiede asili

squaio












Reggio Calabria aveva tre nidi. Oggi non ne ha più. Sono stati tutti chiusi cancellando così un pezzo importante dell'educazione in città un pezzo di civile aggregazione pubblica e sociale. I Genitori e l'associazione Actionaid che da
sempre si occupa dei diritti e integrazione, non sono rimasti a guardare, hanno lanciato una raccolta firme. Eleonora Scrivo rappresentati dell'associazione a Reggio ci racconta questa storia che ancora una volta illustra come i nidi siano importanti per i cittadini.
Quando ha inizio questa storia?
Direi nel 2012 quando il comune di Reggio Calabria viene commissariato per mafia, poi viene scoperto un buco nel bilancio che ancora non è stato determinato con esattezza ma davvero straordinario. Una delle soluzioni per contenere i costi è stata quella di chiudere i nidi. Erano tre (due comunali e uno aziendale) e già erano pochi, offrivano 145 posti con una popolazione 0-3 di circa (dati del 2012) di 5mila bambini. I due comunali erano in quartieri disagiati e di ceto medio basso. La loro presenza aiutava non solo i piccoli, ma sono riusciti a creare un modello virtuoso di buon vivere e integrazione.
Le chiusure sono avvenute per carenza di economie?
La causa ufficiale è stata un'altra. Le due strutture comunali sono risultate inagibili. Eppure erano frequentate con grande soddisfazione dai genitori e lavoratori. Secondo un nostro confronto con genitori, presentavano qualche infiltrazione e problemi strutturali comuni non cose gravi.
Due e la terza?
La terza struttura era un asilo aziendale aperto per i figli dei dipendenti pubblici comunali e giudiziari. Chiuso per mancanza di fondi. Il comune non pagava più la cooperativa che gestiva il servizio. 
Così avete scelto di raccogliere delle firme?
Si, prima abbiamo ricevuto una lettera, poi abbiamo deciso di lanciare una raccolta di firme. Sono oltre 5mila al momento.
Nel frattempo qualcosa si muove?
Si, c'è un piano d'intervento derivato da finanziamenti pubblici. Però solo una parte andrà alla ristrutturazione, l'altra andrà a gestori privati che manterranno così rette agevolate.
E quando saranno ristrutturati i pubblici?
Ancora non sappiamo, una cosa è certa, l'attuale abbandono porterà ad un degrado che presto si trasformerà nel peggiore dei problemi. Una struttura è stata parzialmente incendiata, un'altra viene occupata la notte. Il degrado è in avanzo. I bambini quest'anno non hanno un nido...e poi si tratterà di capire come sareanno usati i soldi pubblici. Una delle nostre preoccupazioni è che le risorse pubbliche verranno usate per clientelismi. In passato abbiamo avuto la prova di cattive gestioni. Un'azienda privata che gestiva ha avuto problemi giudiziari per questioni di mafia.
E quindi? 
Quindi i bambini che frequentavano si sono visti cambiare tutto il personale dall'oggi al domani. Possiamo chiamarlo un servizio di qualità?
Secondo lei Reggio Calabria non ha buoni servizi?
Non voglio dire questo. Non è un caso che i genitori li richiedano. Manca però trasparenza nella gestione e langue, anzi è nullo, il coinvolgimento dei genitori. Poco tempo fa c'è stato un incontro per ragionare sulle economie del piano, si sono coinvolte e interpellate più parti, non i genitori.
Non avete un regolamento che preveda la partecipazione dei genitori?
Non in concreto.
Un'ultima domanda: a Reggio sono richiesti i servizi o le madri preferiscono stare a casa?
Anche a Reggio come altrove i nidi sono diventati un punto di riferimento per tutta la comunità e non solo per i bambini. Di recente abbiamo fatto uno studio sul tema. Spesso incombe sul sud un giudizio frettoloso, si dire che per mentalità le donne vogliono stare a casa, non è così, e la questione non è così semplice! Qui ci sono mamme giovani e nonne giovani che spesso lavorano e non hanno tempo di curare i piccoli. La rete famigliare per quanto forte non può rispondere e farsi carico delle mancanza dei servizi pubblici. C'è poco lavoro, è vero, e i nidi sono un ottimo investimento per fare ripartire l'economia di genere. Credo sarebbe più opportuno notare che anche in Calbria la natalità è in calo.