Pubblico e privato?
















In Italia c'è un lungo dibattito attorno ai servizi sociali. La domanda delle domande pare essere: pubblico o privato? Ma le cose non sono così semplici come potrebbero apparire e molte questioni vengono semplificate a tal punto che si perdono i contorni del problema. E mentre il dibattito si inasprisce, di soluzioni, o proposte, se ne vedono poche.

Si parla sempre più di risparmi e si dimentica per strada la qualità. Ma oggi vogliamo approfondire la prima questione, quella economica, che non è lineare come potrebbe apparire.
“Il problema non è tanto se i servizi debbano essere a gestione pubblica o privata. Siamo ancora lontani da poterci permettere questo dibattito nei fatti. La questione è precedente ed è individuare il soggetto che possa erogare i finanziamenti per garantire i servizi” spiega il professor  di politiche sociali Cristiano Gori dell'Università di Milano.
Il ddl di Stabilità ancora in discussione, non parrebbe erogare grandi finanziamenti al sociale a cui riserva 300 mln; capire poi quanti, di quei 300 mln, saranno impiegati per i servizi 0-3 è ancora tutto da verificare.
In uno scenario di tagli e grandi discussioni, fa capolino l'ipotesi di welfare circolare dell'economista Stefano Zamagni, che indica i privati come i nuovi finanziatori, erogatori e utenti dei servizi.
In breve: chi ha bisogno si realizza il servizio.
“Il rischio per i non addetti ai lavori è fare confusione- continua Gori- per quanto il privato possa e intervenire in un secondo livello, quindi ad un livello gestionale, non può in alcun modo sostituirsi ai finanziamenti pubblici. Se vengono meno i finanziamenti pubblici nessun privato potrà compensare o tamponare la situazione. Le conseguenze saranno drastiche”.
Intanto a proposta Mille nidi in Mille giorni annunciata alla fine dell'estate da Renzi è ancora in discussione “Sarà presentata a breve -racconta la Senatrice Francesca Puglisi prima firmataria del ddl 1260- Dovevamo essere certi di aver le coperture finanziarie. Stiamo procedendo”
Nel mentre si annuncia una nuova proposta: il bonus per le mamme che è stata più volte ventilata e cancellata nel precedenti governi.
Il bonus in questione è un assegno di 80 euro a mese, per i primi tre anni di vita del bambino da destinare a tutte le famiglie. “Su questo fronte colgo più punti critici- racconta Gori- intanto non si capiscono bene le finalità . Se lo scopo è incrementare la natalità, si dovrebbe valutare un importo diversificato ad esempio a seconda del numero dei figli, se invece l'assegno persegue l'obbiettivo di aiutare le famiglie, è una manovra poco opportuna perché va ad aggiungere un altro tassello, ai tanti sgravi già esistenti che sono già complessi e difficili da seguire. In generale mi pare che Renzi punti poco, per non dir nulla, sulle persone più fragili”.