Reggio Calabria, riaprono i nidi. I genitori : "aspettiamo risultati concreti"

 
 
 
 
Un cambio di marcia importante, un'apertura verso la partecipazione dei genitori, una goccia in un mare ma, quello che altrove può far sorridere, resta comunque un segnale di un cambiamento possibile. A Reggio Calabria, dopo l'annuncio della riapertura dei nidi comunali, rimasti chiusi per tre anni, i genitori aspettano i risultati. La città resta lontana dagli standard europei ma la restituzione alla collettività dei 125 posti nido pubblici, a fronte di un'utenza potenziale stimata di 4000 bambini, viene vissuta come una conquista da una città abituata a vivere nell'emergenza.  Anche per ciò che attiene i nidi, il superamento di questa emergenza attraverso una programmazione a lungo termine che punti a mantenere ed ampliare i servizi 0-3 resta uno degli obiettivi fondamentali.
 Questa la fotografia che emerge dall'intervista ad Eleonora Scrivo, referente territoriale di ActionAid, associazione internazionale impegnata nella lotta alla povertà e all'emarginazione, protagonista e promotrice negli anni scorsi delle battaglie per la riapertura delle strutture comunali portate avanti dai genitori nella città dello stretto. 

Recentemente l'amministrazione comunale ha annunciato la riapertura, resa possibile dall'utilizzo dei fondi europei del Piano azione e coesione, dei nidi comunali. Si tratta di un tema su cui negli anni scorsi ActionAid ha portato avanti una importante battaglia. Siete soddisfatti di questo primo passo?
Siamo moderatamente soddisfatti, ci pare un cambio di marcia importante ma aspettiamo di vedere i risultati concreti prima di dare una valutazione. Sicuramente la campagna asili è stata un notevole incentivo per la nuova giunta comunale e ancora prima, tutti i candidati a sindaco hanno per così dire “cavalcato” il tema, promettendo una pronta riapertura. A bocce ferme abbiamo potuto, seppur dopo diversi tentativi inizialmente infruttuosi, collaborare finalmente con gli uffici comunali preposti e seguire passo passo la stesura del Pac. La novità assoluta è stata l’audizione dei genitori del comitato, una vittoria importante per una città come Reggio, dove la partecipazione è ancora un esercizio poco usuale.
Il sindaco ha definito "sintomatico che un’associazione come ActionAid, dopo aver condotto importanti e meritevoli battaglie in città sull’argomento, oggi sia stata coinvolta direttamente dall’assessore ai servizi sociali già nella fase di programmazione degli interventi.". Ci può spiegare in che modo siete stati coinvolti?
Il comitato dei genitori promosso da ActionAid ha partecipato alle riunioni di programmazione dei Pac, pronunciandosi sia su aspetti qualitativi dei servizi, sia su argomenti più strettamente tecnici, laddove esistevano competenze professionali specifiche, come architetti. Inoltre, siamo stati consultati anche sui modelli di avvisi destinati alle famiglie e su esperienze di buone prassi esperite altrove. Sicuramente sono stati riconosciuti ad ActionAid l’impegno e la tenacia con cui per mesi, nel silenzio assordante delle istituzioni, ha raccolto il disagio e l’appello dei genitori sulla mancanza di un servizio fondamentale.

Quando verranno riaperti i nidi comunali Reggio potrà contare su 125 posti nido pubblici, cifra che raggiungerà quota 250 con quelli messi a disposizione dal sistema integrato. Come giudica questi numeri in rapporto ai bisogni della città?
Rispetto al bacino di utenza valutato sulle 4.000 unità e le indicazioni europee, di certo questo risultato è una goccia nel mare, ma credo che ci siano gocce e gocce e mari e mari. Reggio vive una situazione, ritengo, unica in Italia, di costante emergenza a cui, forse, con fatalismo meridionale ci siamo abituati e riuscire a fatica a rispondere, anche parzialmente, a bisogni minimi è comunque una vittoria: piccola, se misurata con l’unità di grandezza degli standard europei e la media italiana, notevole per i cittadini reggini. Tutt’altro discorso invece riguarda l’attitudine alla programmazione, assente finora nella nostra politica, anche in virtù di una precisa strategia tendente a mantenere lo status quo. Su quella, bisognerà insistere, anche nel caso asili nido, per garantire una certezza del servizio a lungo termine, allargando quindi l’offerta di servizi.

Come ribadito anche da una raccomandazione europea l'educazione per la prima infanzia può "spezzare il circolo vizioso dello svantaggio sociale".  Quale importanza rivestono i servizi educativi in un contesto come quello della sua città dove, come in molte altre realtà italiane da Nord a Sud, persistono sacche di povertà e emergono nuove problematiche?
Al di là della validità educativa e dell’importanza di un tale servizio formativo per la crescita e il sano sviluppo dei bambini, l’asilo nido è fondamentale per le famiglie e in particolare per le donne, per alleggerire ed equilibrare il lavoro di cura che, come ci dicono le statistiche, in Italia, grava quasi completamente sulle loro spalle. E’ chiaro che poter contare su servizi all’infanzia, ma non solo, consente alle donne di avere strumenti per entrare e restare nel mondo del lavoro e alle famiglie, in generale, di affrontare disagio sociale e povertà.


Uno dei nidi comunali che l'amministrazione si è impegnata a riaprire si trova ad Archi, un quartiere considerato a lungo ad alta densità mafiosa. La presenza di servizi educativi per la prima infanzia può contribuire all' importante battaglia contro la 'ndrangheta che da anni vede impegnata anche la società civile?
L’asilo di Archi era una delle poche strutture di aggregazione sociale del quartiere e non solo per i bambini, ma anche per le famiglie che attraverso quel luogo avevano possibilità di incontrarsi e socializzare. L’importanza del servizio era sicuramente educativa perché la cultura della legalità inizia davvero dai primi anni di vita. L'asilo di Archi era anche un simbolo, un servizio pubblico in un luogo privo di consultori, centri di aggregazioni, strutture sportive.  Mi piace ricordare che la nostra campagna è nata proprio durante un progetto realizzato ad Archi,” Le donne la città”, durante il quale abbiamo lavorato con un gruppo di donne per promuovere un’analisi collettiva e partecipata del contesto in una chiave di genere. Da lì, abbiamo seguito il filo dell’assenza di servizi nel quartiere e conosciuto da vicino la situazione dell’asilo
 
 I nidi sono degli importanti servizi educativi e fin dalla loro nascita hanno favorito l'occupazione femminile. Un'affermazione che vale anche in un territorio dove , è opinione diffusa, che il vero pilastro del welfare sia la famiglia?
Rovescerei la domanda, laddove funzionano i servizi ed è diffusa l’occupazione femminile, il pilastro del welfare è la famiglia? In poche parole, credo che ovunque si lavori per offrire delle alternative sociali, la risposta, in termini di civiltà, non tarda ad emergere: E’ chiaro che la continua emergenza in cui versa la regione ha portato a forme di ammortizzazione economica e sociale diverse, come la famiglia, ma non ne farei un modus culturale, anche se si tende a far passare questo messaggio, estremamente dannoso e datato.
Recentemente è stata presentata a Palazzo San Giorgio una petizione, sostenuta da 1400 firme, per l'istituzione di un "Consiglio città amica dell'infanzia". Cosa pensa di questa iniziativa?
Premetto che ne so poco. Dico solo che l’iniziativa è stata promossa da agenzie educative private che negli anni scorsi sono anche state titolari di appalti pubblici: mi sembra strano che dopo la chiusura dei nidi pubblici per i ben noti problemi di bilancio di quell’amministrazione, non abbiano provveduto tempestivamente ad iniziative di tal genere per tutelare i diritti dei più deboli, né abbiano sostenuto la nostra campagna. Poi in generale, ritengo che certe tematiche come quella di una città friendly per minoranze o soggetti più a rischio sia assolutamente trasversale e vada sistematizzata in una programmazione di massima che nasca dalla partecipazione e non viceversa.
Non bastano i nidi a fare di una città una città amica dei bambini.  Tra i parametri che rendono una città a misura di bambini e famiglie ci sono anche le aree verdi, le biblioteche, gli spazi gioco e la possibilità di muoversi a piedi. Qual è a suo avviso la situazione in città?
Esattamente, come dicevo prima non si può agire a compartimenti stagni ma bisogna integrare al massimo i servizi con una programmazione propria delle smart city. Ciò permette di economizzare, includere e produrre circuiti virtuosi che, a mio avviso, non possono prescindere da una filosofia del “pubblico”. Per il momento, a Reggio mancano parchi per i bambini e spazi gioco degni di tale nome e le zone riservate ai piccoli in biblioteca sono veramente esigue, nonostante gli sforzi dei singoli operatori.
 Per finire un argomento più leggero. L'estate è arrivata e Reggio con la sua meravigliosa Via Marina si appresta ad accogliere i turisti. Cosa offre la città alle famiglie con bambini in termini di accoglienza e servizi?
Da qualche settimana e per tutta l’estate è partita la “Domenica green sul lungomare, con il blocco del traffico per gran parte del giorno e gli effetti benefici non tardano a vedersi: bambini che giocano, volontari delle associazioni sportive che animano varie attività, etc.… Piccoli passi che fanno sorridere realtà molto più evolute, ma che sono importanti per chi vive qui: certo, poi pensare che a pochi passi ci siano chilometri di spiaggia bellissima e non balneabile per gli scarichi a mare, fa ripiombare nello sconforto.