Buona scuola e gender. Parola al senatore Lo Giudice

Sergio Lo Giudice














Parola a... Mi accoglie senza troppe formalità a casa sua in un salone inondato di luce che affaccia su un giardino verdeggiante. Sergio Lo Giudice prima di sedere in senato è stato capogruppo del Pd in consiglio comunale a Bologna. Prima ancora è insegnante di filosofia al liceo Copernico. Ha un forte accento meridionale che fa intuire la provenienza. "Sono originario di Messina” mi dice sistemandosi gli occhiali. Iniziamo l'intervista attorno ad un tavolo con al centro una bottiglia d'acqua che cala di livello, man mano che le parole scorrono.


Buona scuola, è passata ieri in parlamento. Un commento.

Preferisco parlare in modo più neutro  di ddl scuola. Con altri senatori abbiamo condotto una battaglia di emendamenti che hanno migliorato il testo in molti punti  ma che poi sono stati spazzati via dal voto di fiducia. Ci sono almeno tre aspetti che non convincono e su cui servirà un attento monitoraggio.

Quali?

Il  primo riguarda l'immissione in ruolo degli insegnanti. Vanno benissimo le centomila assunzioni e certo dovremo arrivare ad un unico procedimento d'assunzione tramite concorso, ma col modo che si è seguito troppe persone hanno subito un trattamento ingiusto. Mi riferisco ad esempio ai Tfa (tirocinio formativo attivo) , docenti che hanno alle spalle una formazione solida e una selezione rigida ed erano certo preparate a ricoprire il ruolo d'insegnante senza un ulteriore concorso. Poi c'è il ruolo dei dirigenti, a cui si è dato un compito di scelta dei docenti in un sistema che può creare squilibri. Infine il tema dei finanziamenti privati alla scuole.

In sintesi: qual'è il principale problema?

Il rischio è che si creino scuole di serie A ben finanziate e scuole di serie B, che gli insegnanti vengano ancor più sfiduciati, che si sentano chiamati a un maggiore conformismo più che incentivati a svolgere al meglio il loro lavoro. Così la scuola rischia di non riuscire a svolgere il ruolo di comunità educativa.

Non è già così? 

La scuola vive certamente dei problemi, ma così si potrebbero aggravare.

Come insegnante come vede e vive la scuola?

Esiste una scuola che fa poca notizia e che è fatta da insegnanti molto competenti. C'è una scuola di grande coesione con il contesto territoriale. Parlo quotidianamente con insegnanti e genitori molto motivati.

A me le insegnanti raccontano tutt'altro: una non-alleanza altamente diseducativa...

C'è anche questo. Il tema però non è se la scuola così funziona. La scuola ha molti problemi di diversa natura, ma nel ddl non vengono risolti o affrontati nel modo migliore. Abbiamo sprecato un'occasione concentrandoci su questioni fuorvianti come il ruolo dei dirigenti.

Lasciamo la “Buona scuola” e veniamo al ddl Fedeli sull'introduzione a scuola dell'educazione di genere che ha visto una grande opposizione dal mondo cattolico.

Si, una parte di integralisti cattolici hanno reagito in modo scomposto a questa proposta di legge con una manifestazione.

Non solo gli integralisti, anche Radio Vaticano ha fatto un comunicato dai toni accesi.

Distinguiamo. Papa Francesco si è allontanato dalle posizioni delle associazioni di estremisti (come le sentinelle in piedi e altri) che sono scesi in piazza lo scorso giugno. Ma è anche vero che lui stesso si è dichiarato contrario a quello che viene definito , con un'espressione fuorviante e non scientifica " Teoria Gender".

E quindi nelle scuole paritarie cattoliche come si farà?

Ha messo il dito nella piaga. Questo è un problema, perché le scuole cattoliche stanno dentro un sistema integrato mantenendo la specificità del loro progetto educativo, che non comporta di certo quelle finalità, che anzi sono avversate.

Un problema tutto del Partito Democratico: da una parte proponete il ddl, dall'altra difendete il sistema misto integrato con scuole confessionali...quindi?

Quindi c'è una contraddizione. Posso solo dire che personalmente ho cercato di arginare i finanziamenti (indiretti tramiti sgravi fiscali) alle scuole paritarie private.

Oggi il ddl sul gender è nella buona scuola?

Il ddl scuola - questa è una delle innovazioni positive - al comma 16 ha introdotto nel piano dell'offerta formativa l'educazione alle pari opportunità e il contrasto alla violenza di genere e a tutte le discriminazioni.

Perché ritiene che questa materia sia importante nelle scuole? Personalmente ha vissuto discriminazioni rispetto alla sua sessualità?

Quello che viene chiamato "gender", con un termine inglese poco comprensibile ai più, che quindi genera paura, non é né una materia né un'ideologia. Si tratta di educare al rispetto fra i generi, alla parità fra uomo e donna, al superamento delle discriminazioni versi i ragazzi gay, lesbiche o incerti sul loro orientamento sessuale o identità di genere. Io a scuola non ho  subito discriminazioni dirette per il mio essere gay, anche perché come quasi tutti gli adolescenti omosessuali lo tenevo nascosto, ma anche questa esperienza di nascondimento che vivono tutti i ragazzi gay o le ragazze lesbiche è molto dolorosa, perché nasce da un forte disprezzo sociale che nelle scuole si respira tutti i giorni e che ti fa sentire sbagliato e rifiutato. Questo è difficile da comprendere e sopportare.

Tra quello che ha vissuto da ragazzo e quello che vede oggi a distanza di tempo e luogo (ieri a Messina oggi a Bologna) vede dei cambiamenti?

Oggi sempre più spesso  i ragazzi che prendono coscienza della loro omosessualità a un certo punto parlano con un genitore, con un amico. A  volte – ma è più raro - lo si dice in modo pubblico. Ma le difficoltà ad essere accettati rimangono li sul tavolo, anche se in forma attenuata rispetto qualche decennio fa.

E' importante introdurre l'educazione sessuale nelle scuole?

Ci sto lavorando personalmente anche se non ho ancora presentato il ddl. La deputata Celeste Costantini di Sel ha presentato un ddl sull'educazione sentimentale che si propone di aiutare i ragazzi a  fare i conti con le relazioni emotive e affettive, prima che sessuali.

Ha fondato con altri colleghi del partito ReteDem. Cos'è in due parole?

Vogliamo mettere in rete cittadini, associazioni attive e i tanti fermenti che si respirano nei circoli del Pd per dare forza a queste voci e costruire una maggior partecipazione dentro il partito.

Settimana scorsa il sindaco Merola ha convocato tutti i deputati bolognesi del partito per sciogliere i nodi che oggi persistono nella legge di stabilità e che impediscono l'assunzione delle insegnanti per le scuole dell'infanzia. Com'è andato l'incontro?

Bene,  ci siamo presi la responsabilità di lavorare alla questione. Presenteremo proposte di emendamenti al decreto sugli enti locali perché città, come Bologna, che hanno in gestione diretta molte scuole dell'infanzia possano assumere insegnanti. Oggi il decreto lo impedisce dal momento che impone di assumere il personale in  esubero delle provincia, che pure andrà senza dubbio assorbito dai Comuni o dalle Regioni.

Lo stesso problema c'è per educatori di nidi…

Si, anche questo è vero.

Ultima domanda: secondo lei si deve tornare a votare Merola?

Sì, credo che un altro mandato sia doveroso per poter lavorare in modo continuativo rispetto alle tante attività avviate.


Laura Branca