Giornata della memoria e infanzia: la scuoletta ebraica di via Pietralata



C'erano gli alunni di una scuola questa mattina in via Pietralata davanti alla lapide che ricorda la "scuoletta ebraica di Bologna". Ragazzini, poco che più che bambini: come bambini  erano coloro che quella scuola speciale la frequentarono negli anni bui delle persecuzioni razziali.
Lo scorso anno BolognaNidi ha ricordato la Giornata della memoria con una riflessione nata dalla lettura di un libro, Il futuro spezzato, che ricostruisce le vicende dei bambini perseguitati dal regime nazista. Quest'anno vogliamo soffermarci su un luogo, la scuoletta ebraica, in cui furono confinati i bambini ebrei dopo l'emanazione delle leggi razziali. Un luogo che ha segnato l'infanzia di una quarantina di bambini e che per alcuni è stato forse l'ultimo luogo di un'infanzia "quasi" normale prima della deportazione. Oggi il mondo celebra la Giornata della Memoria: la data del 27 gennaio è stata scelta perchè in questa data 70 anni fa venne liberato il campo di concentramento di Auschwitz. 
I crimini contro gli ebrei, e contro tante altre persone, disabili, zingari, omossessuali,  perseguitate in nome della purezza della razza ariana iniziarono prima dei campi di concentramento. 




In Italia la svolta antisemita arrivò nel 1938 con la promulgazione delle leggi razziali. Tra i primi provvedimenti ci fu l'espulsione degli alunni e degli insegnanti ebrei dalle scuole. In molte città italiane nacquero così quelle che vennero chiamate "scuolette ebraiche". Ogni anno Bologna inserisce tra gli appuntamenti della Giornata della Memoria la deposizione di una corona di fiori alla lapide che ricorda la scuoletta ebraica in via Pietralata 60, dove fino a poco tempo fa aveva sede il quartiere Saragozza. 

" Il governo fascista - si legge nella lapide - volle in questo modo allontanare i pochi bambini ebrei dalle scuole statali e difendere l'italica razza ariana". La scuola fu frequentata da una quarantina di bambina divisi in due pluriclassi e successivamente, quando il numero dei bambini diminuì, fu spostata in via Zamboni 2, a pochi passi dalle due Torri.  Gli insegnanti si chiamavano Giorgio Formiggini e Iris Pardo Volli, un maestro e una maestra, dispensati dal servizio perché ebrei. L'istituzione della scuola, formalmente sezione distaccata della scuola Elisabetta Sirani, fu una delle tappe della discriminazione razziale. Questa e le altre scuole dello stesso tipo in altre città furono create per "ottemperare all'obbligo di istruzione elementare dei bambini ebrei espulsi dalle scuole in seguito ai provvedimenti per la difesa della razza italiana emanati dal governo fascista. 

Tra i bambini ebrei in quegli anni a Bologna c'era anche Roberto Weisz, figlio di Arpad, allenatore del Bologna a cui i tifosi devono due scudetti. Il nome di Roberto, morto ad Auschwitz insieme al padre e al resto della famiglia, è ricordato in una targa alle scuole elementari Bombicci, frequentate prima che la famiglia lasciasse l'Italia. "Era il mio amico più simpatico, all'improvviso non avevo nessuno con cui giocare e allora non capii nemmeno il perché" ha raccontato qualche anno fa ai bambini di quella stessa scuola, il suo amico d'infanzia Giovanni Savigni. Adesso quel perchè lo conosciamo. "Comprendere è impossibile, conoscere è necessario", questa una delle frasi più citate di Primo Levi. Una conoscenza che passa anche dai luoghi, come la scuoletta ebraica, che sono stati anticamera dei campi di sterminio.