I nidi descritti dall'Istat: aumentano le rette e servizi privati

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Oggi l'Istituto di statistica Italiana (Istat) ha pubblicato i dati relativi ai nidi e i servizi educativi (con riferimento all'anno educativo 2014-15). Si confermano molte tendenze già in essere da diverso tempo. Grande divario di diffusione tra nord e sud. E questo nonostante gli investimenti dei fondi PAC espressamente attribuiti alla 4 regioni del sud più in difficoltà. (leggi il nostro report qui
Due numeri, del breve report dell'Istat saltano all'occhio: i nidi e si servizi educativi 0-3 hanno rette sempre più alte  per le famiglie e la gestione del privato (sia i privati che la gestione indiretta) è in aumento con un 64% dell'offerta complessiva. I servizi nel 2014-15, dopo una flessione registrata circa due anni fa, conoscono un leggero aumento dell'offerta generale. Così come la spesa per le famiglie aumenta cala invece la spesa dei comuni con un abbattimento pari al meno 5%.

Nidi e donne 

L’emergere di nuovi bisogni sociali e le trasformazioni istituzionali degli ultimi anni hanno determinato nuovi scenari organizzativi dei servizi di asilo nido e dei servizi integrativi per la prima infanzia. Questi servizi rivestono un ruolo cruciale non solo nel sostegno alla genitorialità, ma anche nei percorsi di crescita ed inclusione sociale del bambino. 
Perché al nido?
Le famiglie si rivolgono ai servizi socio-educativi per diverse ragioni: la consapevolezza del ruolo educativo offerto nella prima infanzia,la mancanza di reti parentali per la custodia dei propri figli, la possibilità di confronto e integrazione con altri genitori ed educatori, il desiderio di offrire ai propri bambini maggiori esperienze e possibilità ludiche e sociali. 
Donne e lavoro
I carichi familiari delle donne con figli influenzano molto la loro partecipazione al mondo del lavoro: il tasso di occupazione delle donne di 25-49 anni con figli in età prescolare è inferiore a quello delle donne senza figli; tale gap si riduce al crescere del titolo di studio. Per molte donne la mancanza di servizi di supporto nelle attività di cura rappresenta un ostacolo per l’ingresso nel mercato del lavoro o per il passaggio da un impiego part time a uno a tempo pieno.
Problemi territoriali
Tra i problemi più lamentati ci sono l’indisponibilità e/o i costi elevati dei servizi sul territorio. Nel Mezzogiorno spicca non solo per più alti livelli di inattività e disoccupazione ma anche per la presenza di quote più elevate di persone che sarebbero disposte a lavorare se potessero ridurre i carichi familiari.

Gestione dei servizi tra pubblico, appalto e servizio privato 

Per quanto riguarda la tipologia di gestione dei servizi socio-educativi pubblici, le scelte dei Comuni continuano a seguire la linea degli ultimi anni, caratterizzandosi prevalentemente per gestioni dirette, ovvero con personale assunto dal Comune, o gestioni appaltate ad enti privati. Negli asili nido a gestione diretta sono iscritti il 55% degli utenti e viene assorbito il 73% della spesa dei Comuni per questi servizi. La spesa media dei Comuni per questa tipologia di gestione è di 8.440 euro per utente. 

Gli asili nido comunali affidati in appalto ai privati accolgono il 23% degli utenti dei Comuni, su cui confluisce il 18% della spesa. In questo caso la spesa media per bambino iscritto è di 4.915 euro annui

Gli iscritti negli asili nido privati convenzionati con i Comuni risultano 24.138 e coprono il 15% dei posti autorizzati al funzionamento nel settore privato. Questa modalità di offerta del servizio riguarda il 13% degli utenti dei Comuni e il 6% della spesa per asili nido. Mediamente a un bambino iscritto corrisponde una spesa annua di 2.805 euro. 

I contributi dati alle famiglie per la frequenza di strutture pubbliche o private per l’anno educativo 2014/2015 hanno interessato 14.825 bambini, pari all’8% degli utenti dell’offerta pubblica e vi corrisponde il 2% della spesa comunale per asili nido. L’importo medio per utente in questo caso è di 1.268 euro annui, decisamente inferiore rispetto alle altre modalità di gestione dell’offerta. 

La spesa dei Comuni in calo 

Nel 2014 la spesa corrente dei Comuni per i servizi socio-educativi 0-3 è di poco inferiore al 1 miliardo e mezzo di euro. Con una diminuzione del 5% rispetto al solo anno precedente. Il 20,3% della spesa complessiva è a carico delle famiglie, che contribuiscono in misura crescente nel tempo ai costi del servizio: dal 2004 al 2014 la quota pagata è passata dal 17,4 al 20,3% della spesa corrente impegnata dai Comuni per i servizi socio-educativi.

Le città e i nidi

Bologna, Roma, Firenze e Cagliari sono  tra i  Comuni capoluogo delle aree metropolitane che spiccano per densità di servizi con valori superiori al 40% dei posti rispetto ai bambini di 0-2 anni. In tutti i grandi Comuni del Centro-nord la disponibilità di posti è superiore al 30% della popolazione target, mentre nel Mezzogiorno, con le eccezioni di Cagliari (41%) e di Bari (11%), si rimane al di sotto dell’8%. Nei Comuni non capoluogo l’offerta complessiva risulta di poco inferiore.
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