Nuovo affondo ai nidi convenzionati: Roma perde 80 posti

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Cronaca Bambina Il 2018 si apre con un nuovo affondo ai nidi convenzionati di Roma da parte della giunta di Virginia Raggi. Pochi giorni dopo Natale, alcuni nidi convenzionati del Municipio IV, hanno ricevuto una breve comunicazione da parte del comune di "sfratto entro l'anno educativo e non oltre il 31 luglio 2018". Entro quella data, gli scriventi  presumono, che i nidi comunali a gestione diretta potranno assolvere alle domande di iscrizione dei genitori del territorio. Questa manovra si ricollega ad una precedente, sempre a firma della Raggi, che ha apportato profonde modifiche al sistema educativo 0-3 romano e di cui abbiamo già ampiamente scritto. (Leggi qui). 


Nidi in chiusura
 
Con la prima modifica i genitori  romani hanno dovuto necessariamente scegliere prima i nidi comunali, e solo dopo la terza scelta, hanno potuto indicare un nido convenzionato, che magari era proprio sotto casa. La modifica, che ha sollevato diverse da parte dei lavoratori dei servizi in convenzione, non ha comunque prodotto l'effetto desiderato. Le iscrizioni ai nidi romani anche per l'anno in corso sono infatti ulteriormente calate. Leggi qui. Lo "sfratto" coinvolge sei nidi: lo Scoiattolo allegro, Casa Giardino, Giocolando, Tigro, Baby 2000 e la Farfalla.

La difesa politica 

E' Annarita Leobruni  del Partito Democratico a raccontare "La situazione è molto complessa anche da descrivere. Il fatto è che già lo scorso anno Roberta Della Casa, presidente del IV Municipio, ha tentato di far chiudere i nidi convenzionati. Non c'è riuscita per una sentenza del Tar, che ha convalidato le ragione  delle associazione che gestiscono i convenzionati. Questo è successo la scorsa primavera. Il 29 dicembre, quindi durante le feste, le associazioni hanno ricevuto una nuova lettera, che invita i nidi a trasferirsi dai locali pubblici che oggi occupano anche se hanno pagato regolarmente i canoni dovuti. Ma come dicevo all'inizio la situazione è molto complessa. Il ragionamento per cui i nidi comunali, dovrebbero bastare a sopperire alle domande delle famiglie, fa acqua da tutte le parti. Forse è vero che i nidi pubblici sull'intero distretto, potrebbero essere sufficienti per i bambini, ma il distretto è molto esteso. Io stesso ho un bambino di sette mesi e so per esperienza come sia difficile far quadrare tempo lavoro tempo famigliare. Allora mi chiedo a chi conviene chiudere questi nidi? Certo non alle famiglie." 

Cosa succede quando un nido chiude? 
 
Chiudere sei nidi, come abbiamo avuto modo di raccontare spesso, significa molte cose. Non si tratta solo di favorire i servizi pubblici a scapito dei servizi in convenzione, e così continuare una guerra tra poveri, significa anche dare meno offerta alle famiglie, significa la perdita di lavoro per tanti dipendenti, significa che i bambini che oggi frequentano quei nidi, da settembre, perderanno le educatrici di riferimento e le strutture che sono soliti frequentare.

Ma in numeri? 

Chiedo ancora alla Leobruni "Si perderanno ottanta posti nidi e circa cento posti di lavoro per educatrici, coordinatrici, pedagogiste e inservienti quasi tutte donne. Molti dei bambini, che a settembre si dovranno trasferire verso altre strutture, confluiranno nell'unico nido pubblico rimasto aperto nelle vicinanze. Da solo quello potrà coprire le richieste dei bambini trasferiti, mentre per i nuovi iscritti si troveranno posti nei nidi lontani anche diversi km, con tutte le difficoltà che questo comporta".     

 idi convenzionati sotto sfratto, è polemica