"Facciamo una legge sulle telecamere nei nidi"! L'appello di un papà del nido di Gavirate




















Pensieri e Parole... "Perché non pensare ad una legge che preveda l’utilizzo di telecamere dove vengono curati anziani e bambini?" E' Filippo a lanciare nuovamente, l'appello di una legge sulle telecamere nei nidi. Lo sostiene sulle pagine del Corriere delle Sera. Filippo è il papà di due bimbi che frequentavano il nido di Gavirate, quello che in questi giorni è balzato sulle pagine di molti quotidiani, mostrando immagini di violenza e maltrattamenti da parte di una  maestra, oggi agli arresti domiciliari.

Una maestra sempre disponibile

Filippo racconta come la donna fosse accolta a casa loro come un'amica di famiglia. Come la maestra fosse per tutti loro un punto di riferimento importante. Sempre disponibile alle esigenze dei genitori. I bambini, poteva capitare, sostavano in struttura fino a otto ore al giorno, o il sabato, addirittura il 26 dicembre.... Loro, insomma, si fidavano. E la maestra? Il nido famiglia la sera si trasformava anche un baby parking, centro giochi, e accoglieva bambini da 0 a 5 anni. Del resto, racconta ancora Filippo, il nido avevano orari molto elastici e prezzi abbordabili. 

Ogni violenza ha una storia tutta sua

"Ogni violenza ha una sua storia, una sua origine e una sua crescita. Ogni situazione è diversa. La storia va ricercata nel contesto in cui si sviluppa" 
Sono queste le parole che ci ha suggerito Alessandro Prisciandaro, ieri, commentando i fatti di Gavirate. Di questa struttura particolare sappiamo alcune cose, sia dalle parole del padre, Filippo, che dal sito che ho largamente consultato prima che fosse oscurato. Funzionava a tutte le ore, durante tutte le festività, o quasi, aveva prodotti di marca per  la cura del bebè e prezzi convenienti.... Sul progetto pedagogico invece nel sito non si faceva cenno, non si faceva cenno nemmeno ad eventuale personale alternativo. 

Quel che pare... 
 
Ora la storia sembra, e sottolineo sembra, davvero povera e triste. Forse si tratta di una maestra che lavorava troppo che va in burnout? Forse di una persona già fragile ancor prima di iniziare a lavorare?Queste domande non giustificano gli episodi di violenza in alcun modo. Sono domande però che dovremmo porci per capire e indagare queste storie e capire se ci sono linee comuni che ci possano guidare al contenimento di fatti del genere. 

La normativa  
 
La normativa sui nidi famiglia in Lombardia scrive: 
"Nido domiciliare, con finalità educative e sociali per un massimo di 5 bambine/i da zeroai tre anni, svolto senza fini di lucro, promosso da famiglie utenti associate /associazioni familiari, scegliendo il modello educativo e gestionale ritenuto più idoneo nel rispetto dell'identità individuale, culturale, religiosa".
Non si fanno riferimento a relazioni con pedagogisti, non alla formazione del personale o ad altre tutele che nei nidi esistono quasi in tutte le regioni. 


La Violenza è trasversale


Ciò detto episodi di violenza e maltrattamenti, succedono in tanti contesti, anche nei nidi comunali anche in quelli a gestione pubblica e diretta, dove il personale, dovrebbe avere maggiori garanzie e formazione. 
E' un problema che sta prendendo contorni spaventosi e di cui non si può più rimandare una seria analisi. Un'analisi da fare a mente lucida e fugata nel tempo. Nei prossimi giorni  incontreremo Onorevole Vanna Iori per parlarne anche da un punto di vista politico.   

Fonte: Corriere della sera