I lavoratori dei nidi di Trento: Che ne sarà di noi? Lettera aperta

















La lettera è aperta. E’ a firma dei lavoratori precari dei nidi del comune di Trento ed è indirizzata al presidente delle provincia autonoma di Trento Ugo Rossi. Sono in molti, sopratutto donne, a rischiare il posto di lavoro dopo anni di lavoro precario, magari venti, a volte vent'cinque... Ma i limiti sono tanti e se da un lato s’impone l’assunzione a tempo indeterminato, dopo 36 mesi di lavoro a tempo determinato, dall’altra il comune non può assumere tutti i attuali precari… E quindi? Cosa succederà? E Trento di certo non è l'unico comune in questa situazione. Di seguito la lettera.


Ci presentiamo :
siamo persone, prevalentemente donne, che per molti anni della nostra vita abbiamo svolto la professione di educatrici, cuochi/e e addetti/e d'appoggio nei nidi gestiti in forma diretta (nello specifico al Comune di Trento) sempre a tempo determinato, con assunzioni annuali a copertura dell'intero anno educativo oppure per periodi più brevi, in sostituzione di colleghi/e assenti con diritto alla conservazione del posto (maternità, malattie, aspettative, ecc.) oppure assunzioni dovute a sostegno ai bambini con bisogni educativi speciali (B.E.S.).

Siamo quindi lavoratori/lavoratrici che hanno garantito, nel corso degli anni, l'erogazione del servizio educativo dell'Ente pubblico, con professionalità e competenza; siamo lavoratori sui quali il Comune e la Provincia hanno investito in termini di formazione, sostenendo i relativi costi, per garantire la qualità e la soddisfazione degli utenti/cittadini (quest'ultima riconosciuta con una percentuale superiore al 90% di pareri positivi da parte degli stessi).
Da parte nostra l'impegno è sempre stato costante e possiamo affermare che il nostro lavoro è qualcosa in più di un semplice lavoro, ha come principale attività la RELAZIONE con i bambini ma anche con i loro genitori e con il territorio, è quindi un interagire con più soggetti avendo come principale obiettivo il benessere fisico ma soprattutto psicologico dei piccoli, benessere inserito in un progetto più ampio che mira alla formazione degli adulti di domani.

Tutti gli studi recenti confermano, infatti, che i primi tre anni di vita sono fondamentali per la costruzione della personalità e questo dà l'idea di quanto questo lavoro sia importante per i bambini, i loro genitori, ma anche per la società tutta.

Ora, con l'applicazione delle norme del jobs act che impongono il termine di 36 mesi quale limite ai rapporti di lavoro a tempo determinato, non potremo più lavorare e mettere la nostra esperienza a disposizione della collettività : infatti, tale termine è stato ampiamente superato dalla maggior parte di noi, in taluni casi abbondantemente (parliamo di lavoro a tempo determinato presso lo stesso datore di lavoro che in taluni casi supera largamente i 20 anni).

Che ne sarà di noi, lavoratori/trici tendenzialmente ben oltre i 45 anni anagrafici e comunque ancora lontane della pensione, con una specializzazione difficilmente spendibile (anche all'interno del mondo educativo, perché le cooperative, che gestiscono i nidi in convenzione con l'Ente pubblico, preferiscono assumere personale anagraficamente più giovane, anche se con minor esperienza lavorativa) ?
Che ne sarà della nostra esperienza, formata in anni di lavoro sul campo e con percorsi formativi qualificati, che hanno avuto un costo per la Pubblica Amministrazione?
Che ne sarà della nostra vita personale, quali saranno le ripercussioni emotive ed economiche?
Che ne sarà della continuità educativa nei nidi, anche e specialmente per i bambini con bisogni educativi speciali, seguiti finora da chi ha maturato sul campo un'esperienza consolidata ?

E quale sarà il costo sociale che si riverserà sull'intera comunità anche in termini di eventuali riassunzioni sul “Progettone” (per chi ne avrà i requisiti, considerato che diverse di noi hanno superato i 55 anni d'età) o dello stato di disoccupate, senza alcun reddito?

Ci viene detto che è in corso una stabilizzazione del personale dei nidi e scuole d'infanzia.
Bene, per alcune di noi ci sarà il tempo indeterminato, ma ciò non potrà riguardare tutto il personale (a tempo determinato) di cui necessita il Servizio Educativo per il buon funzionamento: perché ?
Perché, stante la peculiarità del servizio educativo, non tutti i posti possono essere stabilizzati:
- perché vi è l'obbligo di sostituzione del personale assente (es. maternità, malattie...) e non è possibile conoscere antecedentemente quando e per quale periodo si verificheranno tali eventi (le sostituzioni dovranno avvenire entro un giorno per le educatrici ed entro 3 gg. per cuochi/e e addette/i d'appoggio);
- perché tante sostituzioni di brevi periodi o medi periodi, sommate, “sforano” ampiamente i 36 mesi previsti;
- perché va garantita la continuità didattica per i B.E.S. (il cui numero è variabile di anno in anno, in base alle iscrizioni) e tale continuità non sarebbe garantita qualora l'educatrice avesse superato il termine consentito dei 36 mesi.

Va da sé che il Comune, al fine di garantire l'erogazione del servizio educativo, anche in futuro non potrà esimersi dal ricorrere alle assunzioni a tempo determinato.
Per completezza segnaliamo anche il caso delle colleghe addette d'appoggio assunte dal Comune ma operanti nelle scuole dell'infanzia della PAT (bambini da 3 a 6 anni). Le c.d. assunzioni “annuali” (sulla base di una graduatoria specifica comunale) riguardano posti non presenti in organico (i c.d. posti “extraorganico”) ma vincolati al numero di iscrizioni dei bambini e quindi al numero di sezioni nonché al numero di richieste di posticipo dell'orario: lo scorrimento della
graduatoria di selezione pubblica di tale figura professionale determina il raggiungimento dei 36 mesi a tempo determinato nel giro di 3-4 anni, sommando anche periodi inferiori all'anno per sostituzioni a vario titolo.

La domanda che poniamo è la seguente : perché l'Ente Pubblico, avvalendosi della nostra professionalità acquisita sul campo e nel tempo, ha consentito assunzioni a tempo determinato per un così lungo periodo (parliamo di 20-25 anni) e poi non riesce a trovare una soluzione per quelle persone che hanno investito la loro vita lavorativa nell'erogazione di un suo servizio così importante?

Il prossimo anno educativo inizierà a settembre, ed i mesi scorrono velocemente, e già da ora stiamo vivendo un clima di incertezza (che potrebbe diventare drammatico): chiediamo quindi che la nostra problematica (comune a quella di colleghi di altri nidi comunali o scuole dell'infanzia di altri Enti locali trentini) venga tenuta in debita considerazione e ci auguriamo che una soluzione positiva venga data in tempi brevi.

Ringraziamo per l'attenzione.

Il Personale dei nidi del Comune di Trento assunti a tempo determinato

(educatrici, cuochi/e, addetti/e d'appoggio)
con il sostegno del personale a tempo indeterminato