La scuola dell'infanzia e il caos sociale. Lettera di una maestra












La lettera è davvero molto bella. E’ indirizzata al Ministro Fedeli ed a firma Paola Matania una coraggiosa maestra della scuola d’infanzia che scrive in tono gentile, pacato ma energico una riflessione colma di spunti e di estremo buon senso. Parte dalla difficile, quanto veritiera equazione adulti in difficoltà = bambini disagiati passa per l'importanza dell'educazione ai sentimenti e conclude con una richiesta di maggiore attenzione per la scuola e per i Bambini. Riprendiamo la lettera che è pubblicata integralmente sulle pagine della rivista “La tecnica della Scuola”.



Le difficoltà tra adulti e bambini

“Inizio con lo scrivere la parola Bambini con la maiuscola: è una necessità per me, in una società che non li osserva, non ne focalizza le esigenze, non li ascolta. Inutile sottolineare ancora l’equazione adulti in difficoltà = bambini disagiati”.


Il caos sociale

“Un grande caos culturale e sociale ci affianca costantemente” “E come reagisce il contesto alle loro esigenze? Ignorandoli secondo me, perché trascura la prima e più importante agenzia educativa che li accoglie quando il terreno fertile delle loro idee deve essere curato con estrema dedizione: la scuola, più precisamente la Scuola per l’Infanzia”.


Il lavoro della scuola

“Il lavoro della Scuola per l’Infanzia è soprattutto realizzare percorsi di educazione emotiva per ciascun bambino, guidandolo a riconoscere ed individuare senza timore le proprie straripanti emozioni, per poi ridisegnarle nella loro connotazione più positiva e motivante”.


Il lavoro dell’insegnante

“Il lavoro di noi docenti dell’Infanzia è fortificare le individualità, educarle al rispetto di sé e degli altri, come base di crescita ed espressione della personalità in tutti i suoi aspetti.”
“Il nostro lavoro è per me principalmente “educazione affettiva”, base fondante di qualsiasi forma di apprendimento, per qualsiasi altro tipo di evoluzione e crescita personale”.


Le etichette della scuola d’infanzia

La lettera riprende spiegando perché la scuola d’infanzia oggi “sia un ordine scolastico fortemente penalizzato dalle etichette culturali” Prima etichetta “Non è configurata come scuola dell’obbligo. E’ dunque spesso identificate nell’erogazione di un servizio gratuito di gioco e mero intrattenimento, del tutto privo di qualsiasi presupposto educativo. Quest’interpretazione è assai deleteria per la scuola per l’infanzia, in quanto deresponsabilizza molti dei suoi protagonisti: dirigenti, docenti, famiglie e bambini”.

La frattura tra scuola e famiglia
“Le famiglie mostrano reticenza nell’ascoltare suggerimenti e osservazioni delle insegnanti. E i bambini finiscono con l’essere dilaniati dalla “frattura” tra il rapporto affettivo – educativo che si instaura con le maestre e le continue osservazioni che sentono pronunciare dai genitori su di loro”.

La Scuola per l’Infanzia è altro
“E’ laboratorio, esperimento, riflessione e costruzione. E’ racconto e scambio di visioni di vita. E’ percorso che si crea mentre si cercano strategie. E’ soprattutto educazione all’affettivitàsenza un percorso emotivo ed affettivo nessuno fra noi può affrontare alcun apprendimento. Senza allenamento non si vincono gare”.


La scuola d’infanzia merita attenzione e dignità
“La Scuola per l’Infanzia merita la dignità di scuola dell’obbligo che le spetta, a nome di tutti i docenti che vi lavorano alacremente. La Scuola per l’Infanzia merita percorsi di formazione e aggiornamento realmente attinenti, che non siano sempre una sorta di aggiustamento adattivo rivolto principalmente alla primaria”.

Fonte La tecnica della scuola