Prima i bambini Veneti? Una legge anticostituzionale
















Cronaca Bambina Vale per il veneto ma è un chiaro segnale anche per il nuovo Governo che vorrebbe nei nidi Prima i bambini italiani. (leggi qui) La bocciatura arriva sonora e netta alla legge regionale veneta (la n. 6 del 21/2/2017) che stabiliva che i bambini figli di coppie residenti in Veneto da almeno 15 anni, passassero davanti ai bambini con genitori da poco trasferiti in regione, italiani o stranieri che fossero. Insomma Prima i veneti, lo slogan delle ultime elezioni, adottato anche da Salvini con un più generico Prima gli italiani, rimane uno slogan.




La legge va contro i principi della costituzione

Come prevedibile va contro i principi della Costituzione. “È una sentenza bellissima, la Corte costituzionale ribadisce un principio fondamentale: che tutti i bambini del mondo sono uguali. La legge regionale discrimina i nuovi italiani, gli italiani nati fuori dal Veneto e gli stessi veneti costretti a trasferirsi o emigrare, magari per lavoro. Ma soprattutto, discrimina i bambini. Per questo mi sono opposto alla legge e, quando è stata approvata dalla maggioranza, ho scritto alla Presidenza del Consiglio dei Ministri chiedendo di impugnarla ai sensi dell’articolo 127 della Costituzione”. Spiega il consigliere Piero Ruzzante (sulle pagaine del quotidiano Padova 24) Nell’aprile del ‘17 Ruzzante indirizzava alla Presidenza del Consiglio dei ministri una lettera per far presente la questione con la richiesta di impugnazione. Un appello lanciato anche da tante associazioni tra le quali Save The Children, Unicef PadovaAdi, Cidi, Gruppo nazionale nidi infanzia, Legambiente scuola e formazione, Mce, Proteo Fare Sapere e Rete di cooperazione educativa. 
 
Cosa stabilisce la sentenza della Corte Costituzionale?

La sentenza della Corte Costituzionale stabilisce che il requisito della residenza protratta per 15 anni, come titolo di precedenza per l’accesso agli asili nido, è incostituzionale. 
 
La sentenza è un importante precedente

La sentenza della Corte -racconta Ruzzante - costituisce un importante precedente, di cui il Consiglio regionale dovrà tenere conto in futuro. Ora è scritto nero su bianco che il requisito della residenzialità non si può applicare per i servizi sociali, perché è incostituzionale”. Seguiremo come e se questa sentenza cambierà la disposizione a livello nazionale.