Telecamere nei nidi e nelle scuole. Ma la legge dov'è?

 

Cronaca Bambina Di fronte all’ennesimo caso di maltrattamento avvenuto alla scuola d’infanzia in Brianza, l’assessore regionale lancia l’ipotesi di aprire un tavolo tecnico per capire come prevenire fenomeni di questo tipo. Come? Con l’introduzione delle telecamere, e forme di controllo e prevenzione dello stress da lavoro. C’era anche un disegno di legge che avrebbe voluto affrontare lo stesso tema di cui si era tanto discusso… e oggi a che punto siamo? Cerchiamo di ricostruire una cronistoria di una legge dimenticata e arrivare all’attualità.

Nel luglio 2016

Anche la nostra associazione era stata inviata a partecipare a commissioni riunite per un’audizione dove si esaminavano e discutevano 4 proposte di legge rispetto all’introduzione dell’uso di telecamere nei nidi nelle scuola d’infanzia e i centri di sostegno per minori e di cura per anziani. I 4 testi presentavano pochi spunti e riflessioni e in nessun si allegavano studi o ricerche che potessero raccogliere dati rispetto a questo fenomeno. Maltrattamenti e violenze erano in aumento? Con quali andamento? Perché ? Le domande non erano contemplate e non trovavano risposta. In generale i testi parevano più ispirati alla petizione lanciata dai cittadini Si alla telecamere che ad altro. 
 
Da 4 proposte ad 1 proposta
I lavori procedo e, scrittura dopo scrittura, nasce un testo unificato. Si continua a richiedere l’ingresso delle telecamera nelle strutture ma si specifica che dovranno registrare solo immagini a circuito chiuso e cifrate. I filmati dovranno poi essere visionati solo da personale addetto in caso specifici. Oltre alla telecamere sarà “... prevista la trasmissione al Parlamento di una relazione del Governo sull'attuazione della legge, in cui si dà conto anche dei dati rilevati dai dicasteri competenti sull'andamento dei reati commessi in danno dei soggetti in questione e dei relativi procedimenti giudiziari. Alle disposizioni della legge le amministrazioni interessate provvedono senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica.”

Chi deve fare cosa?
Mentre i costi sono scaricati dallo Stato ai gestori delle strutture (comuni e privati) viene delegato il Governo all'adozione, entro un anno, di un decreto legislativo in materia di formazione e valutazione attitudinale nell'accesso alle professioni educative e di cura in tali strutture.
 
Un anno dopo
Ad aprile del 2017 la Commissione Istruzione del Senato da parere contrario alla proposta di legge. Bocciata perchè testimonierebbe il fallimento della scuola”. Questo stop che non è un divieto ha un certo peso. Ad alcune motivazioni tecniche se ne affiancano altre sostanziali. Si legge tra le motivazioniqualora sia necessaria, può essere disposta per iniziativa della magistratura, senza appositi provvedimenti legislativi” mentre i senatori contrari sottolineano “Il disegno di legge pare ispirato alla volontà di dare immediate risposte a eventi contingenti”. E continuano- “Tenuto conto che gli educatori e i docenti compiono un preciso percorso formativo, con la previsione dei test periodici si potrebbe evocare una volontà di controllo estranea alla attività pedagogica”.

E oggi?
Nel mentre l’unica regione che ha legiferato in proposito è stata la regione E-R che con l’ultima normativa rispetto ai servizi educativi ha introdotto maggiori controlli e tutele per chi lavora nei servizi educativi. Le cronache nazionali intanto, dal 2016 ad oggi, hanno continuano a registrare maltrattamenti e abusi e nonostante i citati “percorsi formativi e la previsione dei test periodici” citati dai senatori, ma in realtà quasi mai praticati. Cosa accadrà in futuro? Molto dipenderà dalla composizione del Governo. Seguiremo con attenzione.